Sissi diventa Lissy ed è successo al botteghino
Da Romy Schneider al cartoon cui dà voce la Cuccarini
l’ironico percorso pop di un mito ottocentesco
Ad inaugurare il nuovo anno, esce nelle sale cinematografiche il film animato Lissy – Principessa alla riscossa , prodotto dalla tedesca herbX film, titolo originale Lissi, und der wilde Kaiser (Lissy e l’imperatore selvaggio), che racconta la storia di una principessa piuttosto svanita, doppiata da Lorella Cuccarini, alle prese con un marito, di nome Franz, principe per niente azzurro, una suocera-suocera e un innamorato molto particolare, uno Yeti alto, robusto e ben poco regale che un giorno decide di rapire la petulante principessa per salvarsi la vita. La storia, che ha sbancato i botteghini in tutta la Germania, si svolge fra il fittizio castello di Schöngrün, che evoca quello austriaco di Schönbrunn, e i bellissimi paesaggi montani del regno incantato di Bavaria. Una favola che, manco a dirlo, avrà il suo lieto fine, ma alla sua maniera, con l’ironia agrodolce alla tedesca che contraddistingue il genio cabarettistico di Michael Bully Herbig, il Fiorello tedesco, che nella versione originale dà personalmente a Lissy la sua voce.
Vale sicuramente la pena di soffermarsi sul personaggio dal quale è essenziale non prescindere per capire un film animato che da solo, e senza lo stesso budget, riesce a stare al passo, perlomeno in arguzia, con Shrek , il più dissacrante dei cartoon americani di ultima generazione. Lissy, come è facilmente intuibile, è in realtà un punto di arrivo di un percorso pop di un mito tutto ottocentesco, una trasposizione ironica del mito della principessa Sissi, interpretata da Romy Schneider, che ha immancabilmente spopolato con le sue repliche natalizie nei palinsesti internazionali, specialmente in quelli bavaresi e italiani.
Elisabeth Amalie Eugenie dei Wittelsbach nasce a Monaco di Baviera il 24 dicembre 1837. Il 24 aprile 1854, a soli diciassette anni, sposa il cugino Franz Joseph, imperatore d’Austria. Nella cornice opprimente di una delle corti più antiche del mondo, mostra ben presto insofferenza al contesto e al ruolo femminile imposto dalla società. Il 10 settembre 1898, durante una sua visita a Ginevra, muore vittima sotto il colpo della lama dell’anarchico Luigi Luccheni. Camminando nella sua stessa leggenda, Sissi oltrepassa la linea d’ombra fra storia e mito tracciando infiniti percorsi mediatici che hanno portato il suo personaggio oltre la leggenda, lo hanno interpretato, plasmato e ridipinto in modo che, di volta in volta, fosse più romantico, meno dolce, più materno o più eccentrico, a seconda di come lo spettatore o il lettore volevano vederlo. Sissi è senza dubbio un prodotto dell’interpretazione, un vecchio e inestimabile personaggio «ritenuto troppo prezioso perché sia lecito scartarlo», direbbe Susan Sontag, che è stato rimesso a nuovo da una serie di registi, scrittori, poeti, musicisti, registi, attori e pubblicitari che hanno costruito sopra di lei un intenso processo di interpretazione. Il mito di Sissi, già sviluppato in maniera nobile da scrittori quali Alfred Schuler, Gabriele d’Annunzio, Klaus Mann e Mauro Covacich, si sviluppa in primo grado nelle opere cinematografiche che iniziano già pochi anni dopo la sua morte a essere prodotte. Il primo film a larga diffusione, visibile su YouTube, è quello intitolato Kaiserin Elisabeth von Österreich (Germania, 1920) per la regia di Rolf Raffé, mentre nel 1955 arriva sul grande schermo la Sissi (1955) di Marischka, seguita a ruota da Sissi, la giovane imperatrice (1956) e da Sissi, destino di un’imperatrice (1956). I film calcano la mano sulla ricetta vincente della ragazza impalmata dall’imperatore follemente innamorato, la figura “tutta birra e risate” del duca Max, il contesto della corte, pettegolo e superficiale, e la figura ingombrante della suocera Sofia; la ricordiamo ancora, dark e legnosetta Mary Poppins, mentre gira intorno alla nipote e futura nuora raccomandandole che tutto deve essere fatto “cum grano salis”, anche lavarsi i denti. Nel 1968 esce nelle sale il film Mayerling , diretto da Terence Young e interpretato da Omar Sharif, Catherine Deneuve e Ava Gardner. Nel 1973 Luchino Visconti dirige Ludwig con Helmut Berger e Romy Schneider che porta sullo schermo una Sissi ben diversa, maniacale, profonda e dalle tinte noir.
Dopo Visconti, la Sissi cinematografica cede lentamente il passo alla Sissi della tv e dei cartoni animati, un filone nel quale il personaggio è ormai un prodotto pop, si nutre di se stesso e chiunque gli si avvicini è in grado di apportare i suoi cambiamenti, con la sua visione e i suoi contenuti: un personaggio parassitario, che ovunque si appoggi si nutre e cresce. I cartoon ne sono un esempio, in essi l’imperatrice diventa una wonder woman che cavalca spavaldamente, libera dall’oppressione i contadini e aiuta i poveri. I due cartoni animati più famosi su Sissi sono la Principessa Sissi (1997) della canadese Saban Entertainment Ltd, andato in onda anche in Italia con grande successo, che offre un personaggio pressappoco in linea con la trilogia di Marischka, e il film, presentato al Courmayeur Noir in Festival e ora nelle sale, che porta sul grande schermo una Sissi-Lissy, divertente, strepitosa, con la sindrome del tronista. Il film animato di Herbig si basa sulla continua caricatura delle caratteristiche attribuite a Sissi da cinema e televisione. Troveremo dunque una Lissy vanitosa, sempre circondata da scoiattoli e passerotti, con una spiccata predilezione per le diete e una evidente maniacalità per i suoi capelli. Fra citazioni cinematografiche, presenti all’appello il Moulin Rouge della Kidman, King Kong eIl gobbo di Notre Dame , e battute fra non-sense e cinico, Lissy mostra dunque un vestitino rosa e una improvvisa folata di vento capace di alzarle la gonna e di proiettarla verso la Hollywood di Billy Wilder.