Sono giorni che mi trovo davanti ad un foglio bianco con milioni di domande che frullano in testa e non riesco a scrivere nemmeno una parola. D’altronde non è facile scrivere quando l’articolo si riferisce al libro Pioggia inversa: storia del diavolo e di un precario (ed. Il Sextante) scritto dal tuo direttore creativo, che oltre a ricoprire questo ruolo è un libero ricercatore e biografo della Principessa Elisabetta D’Austria-Ungheria di cui ha scritto Specchi ad angoli obliqui (ed. Aracne 2006) e Tabularium (ed. Aracne 2007), che ha recentemente firmato la prefazione dell’ultimo volume bilingue (italiano- spagnolo) di poesie di Silvana Stremiz, Ti porterò con me (ed. Intermedia), vanta un curriculum vitae di infinite pagine, è intellettuale raffinato e cittadino del mondo con ottima padronanza della lingua inglese e tedesca.
Passiamo tanto tempo insieme per lavoro ma in effetti non ho mai indossato la maschera della giornalista per intervistarlo come Dio comanda o, sarebbe meglio dire, riferendoci al suo libro, come il Diavolo comanda. Perché il suo Pioggia inversa parla di un Diavolo stanco dalle ali impolverate in cui tutti ci ritroviamo e di un precario in cui ci identifichiamo, ahi noi, ancor di più. Una storia accomuna l’ex angelo di luce a Torquato Accetto, laureato precario che si ritrova a scrivere per guarire la sua anima dalla schiaffo con l’impatto del moderno mondo del lavoro.
–Pronto?
-Pronto, Ciao Matteo!
–Ciao, sì dimmi veloce che sto per partire a Berlino, non posso trattenermi!
(Sempre di corsa come una scheggia impazzita)
– Ho bisogno di incontrarti per il mio pezzo sul tuo libro. Devo farti qualche domanda, ti va? O devo inventare?
– Ah ok perfetto. Quando torno ci vediamo. Ciao!
Nel frattempo il suo libro non smette di suscitare attenzione per l’attualità del tema e perché tutti, io compresa, ci rispecchiamo fino alle lacrime nel povero diavolo a cui era stata promessa la luce, precario sin dalla creazione del mondo, e in Torquato Accetto perché, è inutile negarlo, l’instabilità del lavoro è il tratto distintivo della mia generazione. Il 9 Gennaio scorso su Twitter, l’account @CasaLettori che raggruppa i lettori social del web, ha lanciato l’ashtag #VorreiChiedereA con cui si potevano porre domande agli autori preferiti. E sono tante le domande arrivate al nostro autore.
Il giorno arriva. Ci incontriamo un giovedì pomeriggio in un nuovissimo locale nella nostra Cagliari, davanti ad una tazza di ottimo tè caldo con delle ciambelle alla marmellata.
Schiarendo la voce, mi do un tono e lui ovviamente ride ma io non mollo la mia maschera.
Anche io i giorni scorsi ho twittato con l’ashtag #Vorrei ChiedereA. Ti ritieni uno scrittore social?
Sì sono social ma non sociable! (ride, ovvio, cosa potevo aspettarmi conoscendo la sua ironia?)
Andiamo dritti al sodo. Ma Pioggia inversa è autobiografico o no?
Tutto ciò di cui scrivo lo conosco ed è qualcosa che mi appartiene. Sono immerso in una realtà che ha creato un sistema distorto per cui le persone vengono altamente istruite poi spremute fino al midollo, illuse e buttate in strada senza un futuro.
Puoi dirmi qualche situazione in concreto in cui ravvisi tale sistema?
Ce ne sono tante. In particolare la situazione dei lavoratori della società di call center Uptime S.p.a. di Roma. Io mi sento uno di loro.
Parliamo dei luoghi del romanzo. Lo ambienti in tre luoghi differenti. Sono anche i tuoi luoghi preferiti?
Sutri è il mio cuore, la Sardegna è la mia mappa genetica e Roma è il palcoscenico del mondo perché è senza maschera: tutto il bene e il male è alla luce del sole.
I personaggi. Chi è in fondo questo Diavolo?
Rappresenta tutti coloro a cui è stata promessa la luce e non è stata data. Sono i precari del lavoro a cui è stata promessa la stabilizzazione e un lavoro per la vita. Ma sono anche i precari dei sentimenti (coppie di fatto eterosessuali e omosessuali), ricordiamo che l’Italia è all’ultimo posto per quanto riguarda i diritti civili.
A proposito di diritti civili, e viste le polemiche di questi giorni, cosa ne pensi del DDL Cirinnà?
E’ giusto ma si dovrebbe fare anche di più. Con l’approvazione della legge, il Parlamento italiano si gioca la reputazione.
Adesso ti voglio fare qualche domanda più leggera così mi posso atteggiare alla maniera di Carrie Bradshaw in Sex and The City!
(ride) Vabbè… con quelle scarpe non potrai mai esserlo!
(rido anche io, in effetti con delle clownesche Dott. Martens polka dots dove voglio andare?) Hai ragione. Dimmi tre cose di cui non potresti mai fare a meno.
I cani, il mare e la letteratura tedesca.
Almeno due scrittori viventi che apprezzi.
Michela Murgia perché pur rimanendo fedele a se stessa come scrittrice, ha realizzato due spettacoli teatrali che stanno avendo molto consenso di pubblico. E poi Erica Jong perché tratta senza tabù il tema della sessualità.
Se tu fossi un libro, che libro saresti?
Sarei Rinascimento provato di Maria Bellonci perché mi ritrovo nel motto di Isabella d’Este nec spe, nec metu (né con speranza, né con timore)
Mi piace questo motto! Hai mai pensato di farlo tuo con un tatuaggio?
Già…non ci avevo pensato (si illumina). Allora quando andiamo a farlo?
di Giulia Marini
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