Viene a mancare a 84 anni, dopo la morte improvvisa della figlia Carrie Fisher, uno dei miti assoluti del cinema, di Broadway (e della TV): Debbie Reynolds aveva nel suo curriculum una serie infinita di film (dal 1948 un fiume ininterrotto): il più famoso Singin’ in the Rain (1952), più alcune memorabili partecipazioni televisive, come quella alla serie Will and Grace (1998-2006), o a numerose trasmissioni (ricca e divertente l’intervista-performance all’Oprah Winfrey Show del 2011).
Collezionista accanita di cimeli del cinema, possedeva 3500 costumi di scena (dalla bombetta di Charlie Chaplin alla parrucca di Harpo Marx, passando per le scarpette rosse di Dorothy, indossate da Judy Garland nel Mago di Oz del 1939, e il cappotto di Orson Welles) e diceva dell’età avanzata come non fosse per niente un bel periodo, fatto di dolori alle ginocchia e ai fianchi. Cose di cui, come confidò a Celia Walden sul The Telegraph, non era di certo bello parlare. Sempre alla giornalista confidò nel 2014 il suo atteggiamento super partes riguardo i momenti della sua carriera, non ne aveva uno preferito: essendo abituata a prendere il meglio dalle esperienze, preferiva ricordare tutta la sua esperienza professionale come un unico meraviglioso party. Delle donne del XXI secolo metteva in rilievo la paradossale assoluta mancanza di seduzione, forse perché abituate a rivelarsi troppo in un “bubu settete” di seni e sederi che, per alcune, diventa letale (visto l’armamentario non sempre all’altezza); mentre dei nostri tempi deplorava l’accento sulle “misure”: tutto oggi è ridotto a una questione di centimetri, dal seno all’appendice maschile, fonte di eterna ispirazione dall’antichità. E se invece provassimo a sentirci bene con le forme, le grandezze e le linee che abbiamo? Senza rassegnazione, per carità, ma forse un atteggiamento più conciliante ridarebbe il sorriso a qualcuno.
E poi la saggezza, il regalo dell’età avanzata. Una condanna la vecchiaia, secondo la Reynolds, perché porta a vedere con maggiore precisione la fallacità di alcune scelte, di alcuni mondi, di alcune persone. Qualcosa che rende capaci di capire dove la vita porterà inesorabilmente. Una vena di tristezza che forse era meglio non rivelare.
Leggera e profonda Mrs Reynolds, di quella leggerezza che oggi manca.