Fidel Castro. Una storia

La questione Fidel Castro attanaglia in questi giorni scrittori, giornalisti e opinionisti (Roberto Saviano lo cita in suo post dicendo: “Fu amato per i suoi ideali che mai realizzò”, mentre Bernard Guetta lo vede come eroe e boia: “Fidel Castro è stato prima l’uno e poi l’altro, o le due cose contemporaneamente”). Significativo come storici e politologi stiano in silenzio davanti a frettolose assoluzioni o precipitose condanne sui social network.

In realtà il giudizio su di lui non è, e non può essere, frettoloso o precipitoso semplicemente perchè la realtà non è netta come i tuttologi di Facebook ce la vendono: comandante della rivoluzione cubana contro l’odioso e odiato Fulgencio Batista, sopravvisse alla ritirata sulla Sierra Maestra insieme a Ernesto “Che” Guevara, Raúl Castro e Camilo Cienfuegos.

Fidel Castro: una storia - www.matteotuveri.it
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Una volta preso il potere lo esercitò con violenza lucida, opprimendo, imprigionando e discriminando. Durante gli anni del potere (dati UNESCO) il tasso di istruzione di base a Cuba fu tra i più alti dell’America Latina (nel 1960 l’analfabetismo passò dal 20% al 3,9%), il tasso di mortalità infantile fu più basso rispetto agli Stati Uniti, eterni nemici.Per quanto riguarda i medicinali, Cuba inaugurò, e tuttora tiene, un suo registro di brevetti con farmaci che cercano di eludere la barriera delle case farmaceutiche e di commercializzare in tutto il mondo.

Fidel Castro fu Presidente del Movimento dei paesi non allineati, formato da 120 stati, e promosse un’idea terzomondista non provinciale o eccessivamente bellicosa, ma fatta di fini rapporti diplomatici e qualche ben assestata provocazione. Negli anni Sessanta firmò l’accordo con la Russia di Nikita Khruščёv, ricevendo in cambio aiuti economici e militari (che verranno via via a scemare con il collasso dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), nazionalizzò l’industria e requisì le terre collettivizzando l’agricoltura.

Omofobo e sessista, tenne sempre d’occhio l’opinione pubblica e riconobbe con il tempo il superamento delle vecchie posizioni (31 agosto 2010), sia in termini culturali, sia in termini politici. Seppe cambiare, fare passi indietro, più per opportunismo che per convinzione: affidò alla nipote Mariela Castro la direzione del Centro Nacional de Educación Sexual, che appoggia la tematica dei diritti civili (comprese numerose campagne a tematica LGBTQ).

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Circondato da U.S.A. e occidente, chiuse i rapporti e sfidò le superpotenze in un lungo tira e molla che danneggiò solo la popolazione (una crisi occupazionale che determinò corpose ondate di emigrazioni).

Nel 2008 cedette la poltrona di Primo Ministro e Presidente del Consiglio di Stato a Raúl Castro.

Davanti alle aperture del fratello nei confronti degli U.S.A di Obama, si pronunciò scettico dichiarando come Cuba non avesse bisogno “che l’impero ci faccia dei regali di qualsiasi genere, i nostri sforzi saranno legali e pacifici, dal momento che questo è il nostro impegno verso la pace e la fraternità di tutti i popoli” (marzo 2016).

Il giudizio su Castro non può essere monolitico nel bene o nel male, semplicemente perchè, scaltro Presidente liberticida di una nazione passata dal monopolio occidentale a quello monopartitico e russo, seppe cambiare fiutando l’opinione pubblica e sentendo il fiato sul collo della grande storia (non a caso fu educato dai Gesuiti).
Curioso come la sua figura mediatica si sia a volte sovrapposta a quella reale producendo un ibrido del quale è sempre bene diffidare storicamente.