La leggerezza non è assenza di introspezione, ma è la capacità di danzare fra le cose attaccate tenacemente alla terra con la stravaganza corporea – e mentale – di un colibrì. Lo sa bene Elizabeth Stacey, danzatrice, coreografa, attrice e insegnante di teatro, che ormai da anni interpreta a Formia (e in tutta Italia) la leggerezza della danza popolare: lunghi capelli, occhi accesi, pelle ambrata e quell’aura di rigore e sogno insieme che derivano dal dialogo e dall’accoglienza (dell’Altro, della vita, dell’arte).
Un’ambasciatrice della creatività più autentica che non passa solo attraverso le forme di arte più comunemente rappresentate e che poggia sulla tradizione della danza popolare e sul ritmo della Pizzica e della Taranta, fra tammorre e fronne (fronn”e limone, ovvero canti campani a distesa a una sola voce o a più voci).
Elizabeth, ti ringrazio prima di tutto per averci concesso un po’ del tuo tempo. Ci piacerebbe sapere come hai iniziato: quale storia familiare e personale ti ha portato alla danza popolare?
Ho iniziato a seguire la musica popolare, e di conseguenza a ballare, per amore. Ho iniziato 21 anni fa, il mio ragazzo, nonché attuale marito, gestiva un gruppo di musica popolare, i “Febbre Quartana” e avevano bisogno di una ballerina. Insegnavo danza moderna ai bambini e facevo teatro già da diverso tempo. Mi innamorai immediatamente di questo mondo, fatto di miti e leggende, di sacro e profano e di gente semplice. Il mio approccio è stato quello di osservare e praticare, vent’anni fa non c’erano YouTube , tutorial o video di persone che facevano questo genere di danza. Bisognava andare sul posto, quando le feste si facevano quasi per passaparola. Ti ritrovavi in una masseria, in una piazza o fuori da una chiesa a ballare quei ritmi così arcaici e puri, che ti facevano capire il vero senso delle tradizioni.
Qualche ricordo ti è rimasto più impresso di altri?
I ricordi più belli sono legati alle figure delle persone che mi hanno insegnato a ballare: Ninetto, Cicetto, Banana, ‘a Regina , ‘o Cinese. Tutti soprannomi di persone di cui, in realtà, non conosco il nome vero. Personaggi che tutti aspettavano di vedere ballare, con fisici diversi, anziani, persone che venivano dalle campagne ma che al suono della Tammorra si trasformavano in dei veri Nureyev della danza popolare. Il mito delle 7 Madonne (mito tutto campano), le tarantelle, la pizzica, le villanelle.
Un mondo fantastico, fatto di regole profonde che non puoi esimerti dal rispettare e che allo stesso tempo accoglie e abbraccia il prossimo affinché faccia parte del famoso “circchie” o “rota”, cioè il cerchio di cui fanno parte i musicisti e i ballatori (così vengono chiamati).
So che hai avuto modo di collaborare anche con Eugenio Bennato. Ce ne puoi parlare?
Eugenio mi vide ballare e mi chiese di esibirmi con lui e i Taranta Power Quando mi chiamò, qualche giorno dopo avermi vista, non credevo che fosse lui. Pensavo fosse uno scherzo e lui che continuava a ripetere “piccerè song’ io!”. Una bella persona e una bellissima esperienza.
La pizzica, la tamurriata: ogni genere racconta una visione del mondo, degli esseri umani e dei sentimenti. Qual è secondo te il racconto dietro a questo genere?
Sia la pizzica che le tammurriate fanno parte della storia di un territorio e dovrebbero essere conservati. È un mondo che fa parte di me, mi caratterizza. Nonostante il nome anglofono io sono di quelle zone e vengo dalla campagna e non posso non emozionarmi quando sento una “fronna” e una tammorra che fa il ritmo binario: è un ritmo che ti entra nella pancia e non posso fare a meno di ballare. Mi sono esibita con tantissimi gruppi famosi e nel tempo ho iniziato ad insegnare e ad appassionare i miei allievi. La cosa che però più mi ferisce è che questa cultura contadina dell’accoglienza, del rispetto per le tradizioni, si stia perdendo.
Hai fondato il gruppo di danze popolari Terramia. In cosa consiste la vostra attività?
Il gruppo nasce con l’intento di trasmettere attraverso la danza il carattere delle antiche feste popolari ed i valori appartenenti alle diverse culture. La danza popolare è considerata uno strumento di dialogo tra corpo, ritmo e movimento: è un vero e proprio racconto sonoro e musicale. Attraverso la danza si segue un percorso storico/antropologico, in cui le radici culturali affondano nelle tradizioni del popolo e nella memoria dell’uomo. Il gruppo Terramia nasce proprio con l’intento di mantenere e di arricchire questi aspetti antropologici legati al mondo tradizionale del Sud Italia.
Sei sempre in giro con corsi, workshop e performance. Parlaci dei tuoi prossimi appuntamenti.
A settembre 2019 ricominciano i nuovi corsi , dopo una estate ricca di balli e di teatro, l’altra mia passione. Dopo un periodo di preparazione, e come inizieranno nuovamente le feste Mariane, nel periodo Pasquale si ricomincerà a ballare!
Dal 23 settembre 2019, presso il Centro Sportivo Functional di Formia tengo un laboratorio di Danze Popolari e teatro. Un corso per principianti di tammurriata agro; nocerino sarnese; tammurriata dell’ avvocata; pizzica e tarantella Calabrese. E anche un corso avanzato di tammuriata Giuglianese; tammurriata Terzignese; pizzica di San Vito e tarantella Carpinese. La stessa cosa anche presso Eskhara Ballet Accademy a Scauri dal 24 settembre.
Un inizio di autunno all’insegna della leggerezza e dell’accoglienza!