Tre volte primitiva, perché sarda, perché donna e perché giovane, Edina Altara entra in punta di piedi nella schiera degli artisti del primo Novecento e si attesta con raffinata pacatezza nell’esercito di coloro che in Italia hanno contribuito ad affermare una visione diversa dell’arte.
Convinta di non poter mai raggiungere la “vera” arte, Altara forgia con spontaneità non solo un’arte sarda e italiana, in un certo qual modo pienamente europea, ma anche un modo di essere artista che strizza l’occhio a de Beauvoir e a Coco Chanel e rimane un unicum. Un pò Camp per il suo culto del «buon gusto del cattivo gusto», per citare Susan Sontag, e un po’ dannunziana, per l’attenzione al decoro e al design modernamente inteso, di sicuro compiutamente Altara. (Leggi tutto)