Con la Pasqua si avvicina una festa della tradizione che in Italia, e per il mondo cristiano, ha un posto centrale nell’immaginario collettivo, nei riti (per chi è praticante) e nelle celebrazioni familiari (con i cibi, le bevande e le riunioni di più persone).
Quest’anno, come ha già potuto esprimere il Presidente Sergio Mattarella, arriviamo a celebrare questa festività in condizioni molto diverse dal consueto: “penseremo ai numerosi nostri concittadini morti per l’epidemia. Tante storie spezzate, affetti strappati, spesso all’improvviso. Per i loro familiari e per le comunità di cui erano parte il vuoto che essi hanno lasciato renderà questa giornata particolarmente triste. Questo giorno sarà vissuto diversamente anche dai tanti malati e dai molti medici e infermieri cui si affidano; e che si adoperano per la loro guarigione con generosità, mettendo a rischio se stessi. Sarà diverso per tutti“.
“Molti italiani trascorreranno il giorno di Pasqua in solitudine“, ha proseguito il Presidente della Repubblica, asserendo come questo fatto sarà una realtà anche per lui (e per chi scrive, ovviamente ndr). Però è sempre bene vedere la luce, e se necessario accenderla con la forza della speranza e della determinazione. Ed ecco perchè invito tutti a guardare oltre questo momento, ognuno nella misura e nella dimensione che ritiene più consona al proprio carattere, alla propria fede o al proprio agnosticisimo, senza forzature: abbiamo davvero la possibilità di superare questa emergenza. I sacrifici di tutti noi, malati, soli, chiusi, limitati, spesso disoccupati, precari, preoccupati e ansiosi, stanno, a quanto pare, producendo gli effetti sperati. Ecco perchè occorre seguire le indicazioni delle autorità mediche, con le ben note prescrizioni e limitazioni che però potranno evitare il contagio dei più deboli e, in ultimo, anche il nostro.
Quello che dobbiamo incoraggiare e diffondere è invece il contagio della solidarietà, dell’aiuto reciproco, dell’immaginare un mondo che vada oltre l’odio, la distanza e lo sfruttamento, iniziando dal prossimo più vicino a noi: concretamente prossimo, con un nome e un volto.
Molte religioni nel mondo, cito in questo caso Elisabetta II, hanno festività che celebrano la vittoria della luce sulle tenebre: “tali occasioni di festa sono spesso accompagnate dall’usanza di accendere candele. Sembra che queste ultime siano in grado di assumere un senso per ogni tipo di religione, o di assenza di essa. Sono le candeline sulle torte di compleanno o usate per celebrare una ricorrenza familiare. Quando ci raggruppiamo felicemente attorno a una fonte di luce, essa ci da un senso di unità“.
Ecco perchè, per quanto la Pasqua, con tutti i suoi riti, sociali, religiosi, familiari o semplicemente un incontro fra amici, sia quest’anno fortemente limitata, abbiamo senza dubbio maggiore bisogno che sia Pasqua sempre di più e sempre più forte.
Riuscendo così ad accendere, ognuno di noi, quella luce intensa propria della perfezione della compassione ereditata alla nascita in quanto esseri umani.
Buona Pasqua a tutti
Foto di Copertina:Albrecht Fietz da Pixabay