Nella mia prima recita scolastica, nella sala stracolma di gente, interpretai il mio primo ruolo “teatrale” (in lingua inglese): ero Neil Armstrong e, dopo un brevissimo sketch, dicevo la famosa frase: “That’s one small step for man, one giant leap for mankind”.
Affascinato da quella missione “quasi” impossibile, seppur piccolo, percepii l’importanza della cosa e quando poggiai il piede sul suolo lunare immaginario pronunciai nel mio inglese più accorato la parola “mankind” (umanità).
Da allora tutto ciò che è scoperta, analisi, decostruzione, scienza, studio e dedizione per me riveste un ruolo primario. Per me senza studio non esiste niente, senza preparazione niente, senza gavetta, esperimenti e sacrificio non c’è nulla.
Un tempo Americani e Russi facevano a gara non solo con le bombe, ma anche con la scienza. Era una sfida, come sempre, a chi ce l’aveva più grande, ma per una volta, almeno per una percentuale (piccola), la sfida riguardava il potenziale umano applicato allo studio e alla tecnica. Ora viviamo tempi in cui si fa a gara a chi dice più cavolate, più cattiverie e più falsità contro minoranze, Diritti Civili e Umani e l’unico suolo che tocchiamo è spesso quello del nulla.
Abbiamo scoperto lo spazio (e lo studieremo e scopriremo ancora e ancora e ancora), abbiamo toccato il suolo della luna e ora, con lo stesso entusiasmo profuso nella mia prima recita, sostengo con convinzione che non resta che guardarci un po’ dentro e riscoprire il rispetto per l’altro, per l’umanità (mankind) che abbiamo troppo smarrito.
Immagine di copertina: Modulo Lunare Eagle, Pic by stux, Pixabay License, Libera per usi commerciali , Attribuzione non richiesta