Afflitti dalla rincorsa alla realizzazione, alla produzione e alla fama, per l’appunto morti di fama o affetti dal moto perpetuo di una società iper tecnologizzata e sempre in salute, sentiamo arrivare l’acciacco, il dolore, la malattia (spesso e volentieri autoimmune) e li guardiamo con sospetto: viziati – per fortuna – dai grandi passi compiuti dalla scienza, non più abituati al senso della nostra finitezza, e ancor meno a quello dell’impermanenza, specie se applicata al corpo; nostro e degli altri, ci spaventiamo così tanto davanti all’imperfezione, alla patologia, o alla morte, da rimanere annichiliti, da rimuoverne la rappresentazione o da ricorrere a cure in totale segretezza, qualche volta all’insaputa anche di parenti e amici.
Spesso inventando, negando o ignorando la scienza; sovente rifiutando le conseguenze delle nostre azioni, rivolgendoci ad un Dio distratto ed esoterico al quale attribuire decadimento, disgrazie e delegare responsabilità. (continua a leggere su www.mediterraneaonline.eu)