L’ora più buia. Un miracolo al cinema

Nelle ore difficili, è risaputo, la tenacia delle proprie scelte è decisiva. Non è una questione di destino ma di volontà. Questo il tema etico e storico de L’Ora più buia, scritto da Anthony McCarten, diretto da Joe Wright e interpretato da Gary Oldman, Kristin Scott Thomas, Ben Mendelsohn e Lily James.

Il film, prodotto dalla Working Title Films e distribuito in Italia dalla Universal Pictures, ha raccolto candidature e premi: sei candidature agli Oscar, il Golden Globe come miglior attore in un film drammatico a Gary Oldman che, sempre per lo stesso merito, si è aggiudicato lo Screen Actors Guild Award, il Washington D.C. Area Film Critics Association, il Critics’ Choice Awards e l’Australian Academy of Cinema and Television Arts Award.

La pellicola narra gli avvenimenti che, dal 1940 in poi, portarono al potere, come Primo Ministro del Regno Unito, l’intellettuale e egocentrico Winston Churchill. Inviso all’establishment del suo stesso partito, di vocazione anticonformista e con alcune esperienze fallimentari alle spalle che lo resero malvisto anche dallo stesso re Giorgio VI, Winston Churchill si trovò a fronteggiare, nella totale solitudine di un Occidente avvinghiato dalle lusinghe del guano nazifascista, la minaccia di invasione delle truppe tedesche.

Nella scelta fra un trattato di pace con il Diavolo e il proseguimento di una lotta sanguinosa, lo statista e Premio Nobel non esitò un solo istante a procedere nella strada della democrazia, mai disdegnando di porsi in gioco durante i dibattiti democratici del proprio paese, convincendo il sovrano, il Parlamento e l’opinione pubblica della necessità di persistere in un gioco ineluttabile – sebbene pericoloso – per lui, la sua famiglia, le forze militari e lo stremato fronte interno. Le azioni di Churchill e di Giorgio VI furono speculari rispetto a quelle di Elisabetta I e Charles Howard contro l’Invincibile Armada.

Gary Oldman mette in scena un Churchill antifascista, britannico dalla testa ai piedi, ricco di ironia, esitazioni, manie, ombre e impulsività che, coadiuvato da una regia rigorosa e gioiosa, presta alla fotografia, alle luci e al montaggio un materiale ricco di pienezza artistica.

By Matteo Tuveri


Pubblicato su www.mockupmagazine.it