Divertito e spaventato (assai più la seconda) dalle reazioni da Santa Inquisizione verso la donna che a Torino ha gettato dal balcone il figlio appena nato (qui).
Lungi dal poter guardare con assenza di dolore a un gesto simile, mi chiedo se un’opinione pubblica, che spesso si auto definisce matura e “di cuore”, non debba almeno avere una reazione più misurata nei confronti di una tragedia (di un crimine), e dei suoi attori, di cui sfuggono le sfumature, le profonde (distorte) ragioni e anche le dolorose patologie psicologiche, sociali e familiari.
Bene in linea con la TV spazzatura, del pianto e dei processi sommari, si dimostra questa opinione pubblica pronta alla ghigliottina, all’odio e al disprezzo. Degna figlia della società di opinionisti e giudici da tastiera che i talk show del pomeriggio hanno allevato con pertinace dedizione.
Non il silenzio, non lo spavento, non il capo chino, non la tristezza dominano i post di questa plebea e virtuale piazza pubblica, ma un insieme di odio e morboso giudizio verso persone vittime di loro stesse e carnefici di una vita ancora inerme. Un odio col cuore di cui francamente nessuno ha prescritto l’immancabile spettacolarizzazione sui post dei Social Network. Ma si sa, non si è veramente indignati abbastanza se non lo si mette in scena sulla propria Time Line, almeno fino al prossimo gattino da condividere.
La donna è sempre al centro: figlia per forza, moglie per forza, madre per forza e infine cattiva per forza (o magari perchè cattiva può esserlo, come prescrive la sua umana – fallace – natura). Senza le sfumature, le attenuanti o semplicemente i dubbi di una umanità che ormai latita sia in chi uccide, sia in chi alza ghigliottine mediatiche e dovrebbe solo rispettosamente tacere.