“Metti una sera / come ogni sera / che siamo a cena / noi due soltanto / Ma apriamo gli occhi / all’improvviso” e metti anche di svegliarti da una settimana frenetica in un locale come il Bflat di Cagliari con la voce e la musica di Deb & Rose: candele sui tavolini, pubblico educato, una tenda rossa di pesante velluto sul piccolo palco con la chitarra o il contrabbasso, mentre il grande pianoforte a coda osserva muto e divertito. Non molto lontano il mare notturno spande già la sua musica.
Deborah Falanga (voce) e Rosella Cazzaniga (chitarra/contrabbasso), della famiglia della P-Nuts di Giorgio Bozzo, non solo convincono ma innamorano con l’eleganza e il fascino del loro “Juke box sentimentale“. Ed è troppo tardi, è già tutto finito e il bicchiere è vuoto, quando sei convinto che di tutti i posti a disposizione nel mondo hai scelto quello migliore, perchè è proprio lì quello che volevi.
La forza di questo combo è nella gentilezza di un’esecuzione live acustica semplicemente perfetta che si intreccia con la disinvolta esecuzione di Rose, mani sulle corde dei suoi strumenti, ironica e disinvolta, mentre Deb è lì davanti al microfono cardioide (per intenderci quello vintage): perfetta dizione, morbida, a tratti nervosa nei movimenti perché la musica non lascia mai indifferenti. Timbro vocale e tenuta delle note – unica al momento in Italia – che assume sfumature inaspettate durante l’esecuzione di Mon manege a moi della Piaf (Constantin\Glanzberg,1958).
Dialoghi in musica dal sapore meneghino (“arpeggi Cazzaniga”) che accompagnano nella storia della musica dagli anni Venti agli anni Sessanta: piccoli gioielli autoriali frutto di ricerca e paziente ricostruzione che formano un CD magico come Juke Box Sentimentale.
Ed è una valanga di capolavori dell’artigianato musicale, dalle colonne sonore di importanti film, come I soliti ignoti, al malinconico Buscaglione de Nel cielo dei bars (testo di Leo Chiosso), passando per Femminilità, di Gorni Kramer, in cui aleggia la mai dimenticata presenza scenica di Delia Scala che la fisicità di Deb non solo evoca ma reinterpreta con eleganza. E poi Mi piace di Lelio Luttazzi, Patatina di Gianni Meccia (testo di Franco Migliacci), la sorprendente Nebbia, cantata da Caterinetta Lescano nel 1941, e il ragtime di Jula De Palma in Quando una ragazza a New Orleans.
Eleganti, quasi sontuose, le versioni di Gigolo (Just a gigolo) e di Cos’hai trovato in lui (Bruno Martino, 1964) in cui la mimica di Deb è perfetta: “Ha due mani due occhi due labbra / come me come me / Ma quegli occhi han rubato l’amore / ch’era in te” (un consiglio, andate ad ascoltare su YouTube la versione di Round Midnight).
Deb & Rose mettono sul palco passione, feeling e emozioni che passano dagli occhi, dal movimento del corpo, delle mani e persino dei piedi. Sfumature di una musica che attraversa il tempo e che coinvolge il pubblico in una grande bellezza di cui sono registe.