Negli spazi dell’Associazione Culturale Giuseppe Verdi, a Monserrato, si è svolta il 7 aprile la conferenza “Note sulla Badessa Sardigna de Lacon: contributo alla conoscenza dell’architettura sarda in età giudicale”.
Seguita da un nutrito pubblico, Anna Pistuddi, studiosa appassionata di epoca medievale, ha illustrato il quadro storico di riferimento, che ha prodotto in Sardegna una serie di edifici di culto di grande bellezza, e parlato dei cantieri e della loro organizzazione trasportando il lettore in un mondo pieno di fascino, in bilico fra storia,arte e artigianato.
Nucleo del discorso, la struttura organizzativa del cantiere che permise alla manovalanza della chiesa di San Pietro di Zuri (Ghilarza, Oristano) di erigere l’edificio con abside semiesagonale e tre arcate.
Nella facciata della chiesa la seguente iscrizione: “Nell’anno del Signore 1291 fu costruita e consacrata questa chiesa in onore del Beato Pietro apostolo di Roma, al tempo del Giudice Mariano di Arborea e di frate Giovanni, vescovo di Santa Giusta. Nello stesso periodo era operaia la Badessa Signora Sardigna de Lacon. (La) costruì il maestro Anselmo di Como”.
Dalle poche sibilline parole emerge la figura femminile di Sardigna del Lacon, vero e proprio unicum del periodo. Ne abbiamo parlato con la Pistuddi che ha affrontato il pubblico con la consueta calma e chiarezza.
Ci può parlare della figura di Sardigna e soprattutto ci può chiarire cosa significa “nello stesso periodo era operaia”?
Sardigna era con molta probabilità una vedova, che prese i voti alla morte del marito, membro di un ramo collaterale della famiglia regnante in Arborea. Svolse il ruolo di”operaia” del cantiere, ossia colei che raccolse i fondi necessari al compimento dell’opera architettonica e gestì le spese ad esso connesse. Probabilmente coadiuvata da un’altra figura.
La figura della donna nel Medioevo: falsi miti e verità. Cosa sappiamo in merito?
Importanti studiosi hanno focalizzato la loro attenzione su questo tema, a volte di riflesso, in relazione a eventi di varia portata. L’approfondimento degli studi e una maggiore conoscenza diretta dei documenti, letti in quest’ottica, hanno permesso di portare alla luce spaccati interessantissimi.
Il ruolo di spose di regnanti o figlie cadette destinate alla vita religiosa, non impedì loro di ricoprire incarichi importanti. Sardigna de Lacon, definita badessa nell’iscrizione, ne è un esempio di ambito sardo. Capaci quindi di assumersi responsabilità importanti, di gestire beni e potere, seppure spesso in posizione defilata.
La Sardegna come luogo di un meraviglioso Romanico: tre chiese che consiglia di visitare almeno una volta nella vita.
A parte il caso di Zuri, propongo tre episodi rappresentativi anche dei “colori” del nostro romanico. Consiglierei la chiesa cattedrale di Santa Giusta, nel centro omonimo, unica in Sardegna con una cripta costruita insieme alla cattedrale; l’imponente chiesa di San Pietro di Sorres, in territorio di Borutta, anch’essa sede di cattedra vescovile, per la quale è noto un maestro Mariano, il cui nome è scolpito sul gradino dell’ingresso principale.
Ultimo suggerimento è di visitare la chiesa di Santa Maria alla periferia di Uta, semplice e di dimensioni più contenute, che possiede un ricco apparato figurativo nelle mensoline scolpite all’esterno dell’edificio.
Il passato continua a parlarci attraverso il territorio, non resta che viverlo.