“Sa Xida Santa”, con quel suono suadente e profondo fin dalla pronuncia, viene attesa con rispetto, devozione e voglia di festa a partire dalla Cagliari “Metropolitana”, passando per il Campidano, per i piccoli paesi del basso Oristanese, per poi salire verso l’entroterra e la Città del Capo di Sopra.
A Cagliari sono intatti riti antichissimi, fortemente sentiti dalla comunità che vi prende parte da protagonista per 8 giorni di processioni, riti religiosi e usanze.
Quanto la città ami e sia parte integrante, anno dopo anno, della settimana che rappresenta il culmine della vita Cristiana, è testimoniato fra le altre cose dal fatto che sia di norma il Sindaco del capoluogo, in affiancamento alle storiche arciconfraternite, a presentare al pubblico e alla città il programma della ricorrenza.
L’origine e la tradizione dei riti risale alla seicentesca dominazione spagnola, motivo che ha valso al capoluogo isolano il soprannome in alcuni scritti di “Piccola Siviglia”, per via della similarità con i festeggiamenti della città Iberica.
Parte fondamentale la svolgono le confraternite, che sono l’Arciconfraternita della Solitudine, l’Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso e l’Arciconfraternita Gonfalone, sotto l’egida di Sant’Efisio martire, e la Congregazione Mariana degli Artieri di San Michele, rispettivamente appartenenti ai quartieri storici della città Marina,Stampace, Castello e Villanova.
Storia della città: non solo monumenti ma vita quotidiana.
“La città non è composta solo da monumenti, palazzi, luoghi belli in relazione all’ambiente; la città è composta anche dalle tradizioni, dalla vita quotidiana, da quello che è stato tramandato di generazione in generazione”. Ha parlato così il primo cittadinoMassimo Zedda in occasione della pubblicazione del programma nella Sala Consiliare del Municipio in via Roma. Sembra essere dunque chiaro l’intento della giunta: fare in modo che tale complesso di cerimonie, unico in Sardegna per ricchezza e fastosità, rappresenti, oltre il valore identitario e la rilevanza culturale, chiaramente inestimabili, anche una risorsa turistica da valorizzare in maniera adeguata, come altrove già avviene.
Monsignor Ledda: spontaneità e devozione le parole chiave.
Per avere una testimonianza diretta abbiamo parlato con Monsignor Mario Ledda, stampacino doc da sempre impegnato sul territorio: “Il fatto più esemplificativo di quanto questa celebrazione sia radicata nella cultura della comunità, è proprio la grande collaborazione e partecipazione della gente che ogni anno prende parte spontaneamente alle celebrazioni.
Per esempio – racconta il Monsignore – ricordo quando, circa una quindicina di anni fa, si decise di dare nuovo avvio alla processione senza che si facesse nessun tipo di pubblicità. All’uscita dalla chiesa trovammo al seguito un nutrito numero di persone che, solo tramite passaparola o affascinata dalla spontaneità della processione, si era unita a noi.”
Ledda formula un’interessante riflessione anche per quanto riguarda il valore turistico delle celebrazioni: “Anche per un turista, trovarsi davanti un gruppo di fedeli spontanei nella loro partecipazione, invece di alcuni figuranti, fa la differenza.”
Spontaneità e sentita devozione sono infatti le parole chiave della Settimana Santa a Cagliari.