Difficile, al giorno d’oggi, trovare qualcuno che sia simpatico, che cammini coi piedi per terra e che, al medesimo tempo, non tradisca i propri studi e le proprie aspirazioni. Difficile perché a intervistare la solita showgirl si rischia prima di tutto di intervistare un futuro ministro e poi di apparire troppo popolari e populisti, oppure, nel caso opposto, si corre il rischio di cadere nell’intellettualismo esibito, lontano anni luce anch’esso dalla vera cultura.
Daria D’Antonio mi è sembrata un buon compromesso: è una giovane promessa del teatro, si muove con leggerezza e tanta umiltà nei palchi napoletani (e non solo) ed è capace di riempire lo schermo televisivo (per intenderci quello di Rai 3 per Un posto al sole) con la spontaneità e la bellezza dei suoi occhi senza perdere quel tanto di intellettuale che rassicura e vizia alquanto il pubblico.
Un tipo alla Eduardo, alla napoletana, per intenderci, con quel modo un po’ spiritoso e un po’ blasé, capace di farla passare da Shakespeare al cinema senza indossare alcuna maschera e che mi ha permesso di intervistarla e raccoglierne i pensieri sulla vita e la carriera.