Giulio Leoni, romano dalla barba folta, è uno scrittore atipico, pochissimo affetto dai sintomi del successo, che si addentra con simpatia tutta cittadina nei rapporti umani, sembrerebbe con la stessa disinvoltura con cui scrive i suoi romanzi, noir e thriller, generalmente ambientati nel passato. Dietro quella barba c’è ironia e anche tanta romanità, quella che permette di guardare al mondo con una certa ostentata indifferenza.
Ma Leoni non è solo uno scrittore, è uno scrittore che lavora (cosa a volte rara): ha fondato una rivista, Symbola, dedicata alla poesia sperimentale e alla ricerca estetica contemporanea, ma, dopo numerosi e vari articoli scientifici e divulgativi, e un’incursione nell’organizzazione aziendale, ha sentito il bisogno di raccontare, di immergersi nel grande mare della storia e di rimestarla, sempre con rispetto, ma anche con tanta fantasia, per trarre da una materia spesso considerata inerte un mondo pieno di fermento.
I suoi libri sono letti, diffusi e tradotti in numerose lingue e si dice anche che abbia scritto con lo pseudonimo di J. P. Rylan (Il trono della follia e Il santuario delle tenebre, entrambi editi da Mondadori); ma lui non ha mai confermato. (Leggi tutto)